Un giorno di tanto tempo fa, un tremendo temporale sradicò un albero sui cui rami c'era il nido di un'aquila. Quando il vento si calmò, l'albero si ritrovò pesantemente curvo su un fianco e, lentamente, si trascinò fuori dal terreno, finché non trovò riposo contro il fusto di un altro albero. Il nido dell'aquila, che ormai giaceva sul terreno, conteneva un unico uovo, che scivolò fuori non appena l'albero si inclinò e, attutito dal fogliame e dall'erba, iniziò a rotolare giù per un piccolo pendio in direzione di una fattoria ai piedi della collina. Quasi miracolosamente, l'uovo zigzagò tra i sassi e, prendendo velocità, rotolò attraverso l'aia, oltre l'ingresso della stia, su di una vecchia asse, dritto nel pollaio e, infine, in uno dei nidi, in mezzo ad altre cinque uova di gallina.
Nessuno si accorse di ciò che era successo e nessuno fece caso a quell'uovo fuori misura. Neppure mamma chioccia, che vi si accovacciò placidamente sopra chiedendosi perché mai stesse tanto scomoda. Al tempo fissato, le uova di gallina si schiusero, e così pure l'uovo d'aquila, facendo venire alla luce un'allegra compagnia di cinque pulcini pigolanti, piccoletti e di color giallo chiaro e uno stridulo aquilotto bianco e nero alquanto più grandicello. Naturalmente, mamma chioccia non pensava ci fosse nulla di sbagliato in lui, e non lo pensavano neppure i suoi fratelli e le sue sorelle - né tantomeno lo stesso aquilotto - che fu giustamente chiamato "Nerino".
E così iniziò un'esperienza particolarissima per questo strano uccello venuto al mondo, per un colpo del destino, in una famiglia tanto differente. Nerino uscì con tutti gli altri e iniziò a razzolare nel terreno con il resto dei polli alla ricerca di chicchi e semi da mangiare. Imparò a camminare come un pollo, a pensare come un pollo e perfino a chiocciare come un pollo, ma una cosa proprio non riusciva a imparare: guardare in basso. Nerino alzava la testa, la girava da una parte e dall'altra e fissava il cielo. Quell'immensa distesa d'aria azzurra lo catturava con il suo fascino quasi inspiegabile. C'era qualcosa lassù che lo attirava come fa una calamita con uno spillo.
Passarono i giorni, le settimane e i mesi, ma nessuno si accorgeva di quello strano uccello, 3-4 volte più grande di qualsiasi pollo, dai potenti artigli e dal becco rapace, che avrebbe potuto fare a pezzi il gallo più coraggioso della stia e che invece si comportava come un pollo sottomesso, disilluso e quasi depresso.
Un giorno, però, alto nel cielo si sentì il grido penetrante dell'aquila nera, che si aggirava minacciosa sopra la fattoria, in cerca del pranzo. Tutti i polli dell'aia sentirono il potente grido e si sparpagliarono confusamente in mille direzioni. Tutti tranne Nerino. Perché Nerino non era un pollo.
All'improvviso, la possente aquila intercettò con lo sguardo l'uccello solitario che stava a terra e, chiudendo le ali a forma di cuore puntò la preda in un furioso avvitamento mortale. Tutto il manipolo dei polli trattenne il respiro quando, al riparo della stia, vide compiersi il dramma. Perché il loro fratello non si spostava? Non sentiva la morte avvicinarsi a una velocità vertiginosa? Cosa stava succedendo a quello stupido uccello? Quello sciocco animale non sentiva il grido omicida dell'assassino che scendeva in picchiata? Scappa Nerino, scappa!
Nerino ci sentiva benissimo. Ma invece che produrre in lui paura, quel suono lo aveva, per così dire, elettrizzato! Ancora una volta Nerino alzò la testa verso il cielo e guardò il maestoso uccello, ora a sole poche decine di metri di distanza, scendere su di lui a una velocità spaventosa.
All'improvviso, altrettanto bruscamente come era iniziata, la discesa in picchiata si concluse. Il grosso volatile discese a un soffio di distanza dalla testa di Nerino e, dopo essergli volato intorno più volte, si librava a pochi metri dal suolo. Ad ali spiegate, il grande uccello fissò Nerino con il suo occhio penetrante e, se può dirsi possibile, gli sorrise. Sì, non c'erano dubbi: lui era il figlio perduto tanto tempo prima. Papà aquila lo avrebbe riconosciuto ovunque!
I minuti che seguirono furono talmente intensi che sarebbero stati ricordati dai polli per generazioni e generazioni. Papà aquila atterrò dolcemente accanto a Nerino e gli diede una tenera spinta. Bastò un secondo e Nerino capì! Non era un pollo destinato a razzolare nella polvere della vita, era un'aquila, fatta per librarsi in alto al di sopra dei cieli, cavalcare il vento sopra le vette e vagare nei cieli, più lontano di dove arriva lo sguardo!
Così Nerino aprì le ali, le agitò un paio di volte, prese una corrente ascensionale e, dopo un ultimo affettuoso sguardo agli animali della fattoria, lasciò per sempre il mondo dei polli - fianco a fianco con suo padre.
... hai appena ricevuto una spintarella!
UN MIRACOLO!
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